Viscerale - Mezzosangue

Mezzosangue

· Recensioni

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VISCERALE:

(dal lat. Tardo visceralis): […] Profondo e istintivo, e nello stesso tempo irrazionale e acritico, quasi insorgesse dalle viscere […] Dal significato di “Viscerale”, Treccani. L’idea da cui si schiude il nuovo lavoro di Mezzosangue è quella di un album senza impostazioni ed imposizioni di partenza composto da 12 tracce che non condividono un primum movens comune come avveniva in Sete ma che procedono su binari differenti puntando verso un’unica direzione: noi, gli ascoltatori che si trovano tra le mani un disco che fa porre domande, fa riflettere e fa guardarsi intorno, e più di tutto ci si annida dentro, in un viaggio dalle viscere di Mezzosangue alle nostre. E’ un album del 2025 per il 2025, senza che ne risulti intrappolato o confinato, ma che parte dalle complesse dinamiche di un tempo in cui i rapporti e le relazioni stanno tumultuosamente cambiando, a partire da una nuova valorizzazione della dignità personale e sessuale, fino ad una presenza sempre più ingombrante di rapporti virtuali e multimediali e un conseguente distacco dalla e nella nostra intimità, per arrivare a confezionare un disco libero e universale. In Valzer, Nayt e Mezzosangue si fronteggiano dando voce a due diversi punti di vista in una relazione amorosa in cui il confine che dovrebbe essere muro invalicabile tra amore e ossessione diventa un velo da vedo-non vedo, e le figure di amato e amante diventano vittima e carnefice, in un brano riflesso delle notizie che hanno occupato i quotidiani negli ultimi mesi, e del male che si trascina dietro come un’ombra pesante ed opprimente l’ignoranza sentimentale ed emotiva. Dall’altra parte, in “Immobile dal panico”, Mezzo si lascia andare a sviscerare l’intimità delle relazioni vissute e della conseguente stasi in cui si è trovato invischiato, arrivando però ad un compromesso con se stesso: evitare di snaturarsi e diventare insipido, ma abbracciando gli spigoli della sua imperfezione. Un percorso lungo e a tratti doloroso, ma che può aiutarci a comprendere e a capire perché nella complessità delle relazioni rinchiudersi o rinchiudere è l’inizio della fine se non siamo capaci di celebrare l’unicità dell’essere umano nelle sue sfaccettature più disparate. In tutto ciò, Viscerale non è acritico. Anzi.


L’ignavia non ha spazio nella lirica di Mezzosangue, artista in prima linea sul palco con un faro puntato sul passamontagna. Merge et Libera, una sorta di Videocracy (docufilm del 2009 sul potere e sull’influenza della televisione sul popolo italiano) 2.0 in formato musicale, è un’arringa del rapper che si scaglia con ferocia contro il fantastico, patinato mondo dello spettacolo perverso e sessualizzato della tv, dei social, dei supporti multimediali a cui ci abbeveriamo nel bisogno di accettazione fisica e sessuale che ci smuove dentro, in una corsa che spinge a una costante depersonalizzazione e ad una ricerca di una perfezione inesistente, vacua come il niente che si cela dietro alle foto post-prodotte di utentiin cerca di un consenso fasullo. In Sai Se l’introspezione e la ricerca di una nuova verità, l’esaltazione del dubbio che dovrebbe muovere curiosità e spirito di osservazione, sono i temi centrali di un brano che sembra più il manifesto di una nuova visione del mondo, o per lo meno di un modo nuovo di percepirlo e di interrogarci a riguardo.


Non mancano brani autocelebrativi più classici, destri che arrivano in faccia a mò di sveglie e scossoni corroboranti. Idiocracy ne rappresenta l’esempio più lampante, in cui la marmaglia di rapper mezzeseghe e utenti con un inesistente senso di critica e autocritica e prossimi all’analfabetizzazione viene crocifissa dal duo Mezzo-Gemitaiz in god-mode in un brano dal gusto decisamente dolce per gli amanti del rap e stucchevolmente amaro per chi si senta chiamato in causa. E poi c’è Flowricoltura, una manata a dita aperte al piattume generalizzato delle playlist in prima pagina dei servizi di streaming.
Una buona dose di autostima e autoesaltazione di Mezzosangue e della sua capacità di saltare come un canguro da un flow all’altro senza sfigurare, in un compatta compressa da deglutire della durata di circa 2 minuti, formato sega a due mani.Arriviamo a Stupido, la hit del disco, con un ritornello orecchiabile, accattivante e coinvolgente, permeata nella sua totalità da un’inebriante domanda: perché fermarsi al dito che indica la luna e perdersi parte del viaggio, perché tranciarsi a metà spargendo inchiostro invisibile quando la nostra traccia può essere indelebile, e perché fermarsi? Perchè non cercare di più, più di essere solo se stessi?

Sono talmente tanti gli spunti che fioccano dalle tracce che è difficile connotare ed etichettare Viscerale, e in questo senso Mezzosangue ha centrato il punto. Ha costruito un album in cui ogni traccia è una porta su un mondo a sé stante, dotandole di un’unicità che nel loro insieme formano un quadro complesso, intrigante e affascinante. Sulla via per il lavoro, ingabbiati in orari stereotipati e occlusivi, il disco di Mezzosangue èinforcare un paio di occhiali usciti direttamente dal film Essi Vivono che defiltrano la realtà e che ci spingono a interrogarci da zero su ciò che ci circonda e su chi ci circonda, a scrutare dentro di noi negli angoli polverosi e bui e che ci ricordano perché questa musica è vita, un angolo di aria pulita in una distesa di inquinamento e polvere.

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Credit by: @inthenoise