Tarallificio Mixtape - Denaldo

TARALLIFICIO MIXTAPE E L’ITALIANITA’ DIMENTICATA.

· Recensioni
broken image

TARALLIFICIO MIXTAPE:

TARALLIFICIO MIXTAPE E L’ITALIANITA’ DIMENTICATA.

In un marasma di videoclip musicali copia-incolla con cui l’algoritmo ha popolato il mio feed di Instagram, tutti abbellati da auto dalla cilindrata mastodontica, bandane e collane, rime fatte a stampino in serie come magliette monocolor nei capannoni della fast fashion, d’improvviso un guascone tutto riccioli e simpatia con uno spritz in una mano e un taralluccio nell’altra fa la sua comparsa con un sound avvolgente e un’energia contagiosa, aizzo le antenne e dò un ascolto. Denaldo, rapper tarantino classe ‘98, è un frullato di dinamicità ed esuberanza senza compromessi, che nel suo mixtape mischia in modo naturale rap conscious a un rap più spensierato e libero nel nome del sole, del mare e del vento. La Puglia la porta nel cuore, non perde occasione per sottolineare le sue origini che sia con il dialetto, con il suo accento tanto orgogliosamente calcato o con accenni a cibo, costumi e luoghi, e la scelta del titolo del mixtape ne è l’esempio lampante. 64 barre di stumacaria, che strizza l’occhio ai 64 bars del noto marchio di bibite che mette le ali, è un esercizio di stile da cui zampilla pura energia pugliese che trasuda dalle casse con vivacità, come la danza della Pizzica che ravviva le piazze durante le Notti della Taranta. Ma anziché risultare costretto nel recinto campanilista, Denaldo evade, sfuggente, a ogni etichetta e ritrae nel suo mixtape l’Italia nella sua interezza, rendendolo un prodotto usufruibile da tutti senza barriere, senza ostacoli.

Denaldo è uno spirito sornione, allegro, pronto a trovare la soluzione al problema con cazzimma e ironia, rifuggia i clichè di una cultura musicale americana che tante volte non ci appartiene, cantando un’italianità che fa della spensieratezza un punto di forza anziché una vulnerabilità. “E’ il ritorno del trimone sulla traccia”, “… come mixare il Campari al Cynar”, “sembriamo sopra le gondole”, “ci trovi sotto i portici”, “per i raga di Tramo dentro alla via”, sono solo una manciata di esempi dell’immaginario attorno cui si snoda il mixtape, un album arricchito da questa continua ricerca di riferimenti e simboli Italiani, che emerge orgogliosamente tra le produzioni musicali attualmente in circolazione.

Evviva l’Italia mi ha riportato alla mente un pezzo omonimo di un rapper in attività nella prima decade del 2000, Siruan, con cui condivide la capacità di plasmare un brano che denuncia con sarcasmo e riso sornione le falle di un sistema italiano che troppe volte ha fatto acqua. Una traccia lontana dai toni cupi e crudi di In Italia di Fibra, ma che a modo suo sa far riflettere, una versione meno seriosa ma non per questa meno valida di un brano da denuncia sociale a tutti gli effetti. Nel 2023 si trasferisce a Padova, e nella commistione tra radici a cui nasci legato e radici che poi metti in giro per il mondo nasce Scambi Culturali.E’ una stretta di mano tra Nord e Sud, un inno di unione e vicinanza tra due regioni che nei loro 800 km di distanza si ritrovano radunati attorno a un beat di 2:57 min. E’ una bandiera che sventola esuberante al vento, sostenuta dalla fotta di Denaldo e di Bomber Citro, rapper padovano del gruppo Massima Tackenza (di cui consiglio l’album omonimo), un incontro tra due generazioni diverse che nella passione per il rap trovano il miglior punto di contatto.

Nota di merito la scelta di affidare gli unici due featuring a due rapper del Nord, il già citato Bomber Citro e poi Giuss Dawg, mc bergamasco, nel brano Cafoni, il brano più cazzuto del mixtape, in cui la bonarietà del rapper tarantino lascia spazio a una vena più aggressiva e marcatamente bellicosa. Denaldo è un artista che conosce l’hip hop nella sua forma originaria, grezza e grossolana come una lama smussata, e che l’ha vissuto sulla propria pelle come ballerino di breakdance. Prende in mano la sua formazione e ci ricama sopra il brano Indian step, dal sapore volutamente legato a una struttura, un tono e una produzione musicale classici con tanto di scratch conclusivi. “E sto chiudendo un indian step con delle scarpe bucate, doppia H.” E sì, nella sua figura tutta riccioli un richiamo al’artista di Molfetta è inevitabile, ma ci pensa subito lo stesso Denaldo nel brano di apertura “Caparè” a sventare qualsiasi illazione: “non sonoCaparezza, a me non assomiglia nessuno”. Ed è vero.

Denaldo rappresenta un universo a sé, capace di distillare con maestria il meglio e il peggio della Puglia e dell’Italia intera. In ogni brano e in ogni barra, fonde la ricchezza culturale e linguistica del suo territorio con una critica sagace delle sue contraddizioni. Il mixtape è un ballo continuo che non stanca, che fa ridere e sorridere, che fa chiederci perché ricercare sempre punti di riferimento oltreoceano, quando c’è così tanto da cui attingere e finisce per essere un album in cui è un piacere tuffarsi come nelle acque dell’azzurro Mediterraneo. L’algoritmo, per una volta, ha fatto centro.

Dagli un ascolto su Spotify

Credit by: @inthenoise